Parashat Korach – Il bastone che fiorisce per distinguere
Cosa ci vuole per convincerci? Cosa c’è voluto per convincere il popolo ebraico che Aharon era stato scelto da D-o come Kohen Gadol? Anche dopo la ribellione di Korach, anche dopo che la terra li ha inghiottiti il popolo ebraico ha dubitato. Il giorno dopo il popolo ebraico ha inveito ancora una volta contro Moshe e Aharon: “Avete ucciso la gente di Hashem!” La reazione di D-o fu spaventosa e Aharon, per fermare la pestilenza, offrì l’espiazione col Ketoret, chiedendo perdono anche per coloro che gli si opponevano. Anche quando D-o rende chiara la Sua volontà, l’uomo resiste, persistendo nella sua testardaggine e arroganza. Cosa guida il suo comportamento?
Oggettivamente, Aharon doveva essere il Kohen Gadol e nessuna tribù tranne quella di Levi poteva prestare servizio nel Mishkan, eppure la gente continuava a resistere. Fu solo grazie al miracolo della fioritura del bastone di Aharon che la ribellione ebbe fine. Cosa li ha resi così ostinati? Perché questi dubbi nonostante le punizioni di D-o?
Ramban spiega che dopo tutto ciò che hanno visto e sentito, le persone sono state in grado di accettare la legittimità di Aharon, ma hanno continuato a resistere al primato dei leviti, sostenendo che il primogenito di ogni tribù era in grado di servire nel Tempio. Perché quindi elevare una tribù sopra le altre? Molti non sono a proprio agio nell’accettare l’autorità degli altri; Tutti vogliono una quota di potere. Dopo tutto, non siamo tutti “uguali”? Per rispondere a questa domanda, Ramban riporta come Aharon fu scelto da D-o come individuo ma anche come rappresentante dell’intera tribù di Levi, una tribù unica e leale che non ha partecipato al peccato del vitello d’oro. Fu dopo il peccato del vitello d’oro che i Levi’im furono scelti da D-o per sostituire i primogeniti. Questa scelta fu corroborata dal miracolo della fioritura del bastone. Secondo l’Or HaChaim, il popolo ebraico non solo ha sfidato il primato dei leviti ma, di fatto, ha continuato a resistere ad Aharon come Kohen Gadol, anche dopo aver assistito alla fine subita da Korach e dai suoi seguaci. La caduta di Korach, secondo loro, era meritata perché lui e i suoi seguaci avevano diffamato Moshe ma, per quanto riguardava il ruolo di Aharon come Kohen Gadol, pensavano che si trattasse di nepotismo. La risposta di D-o è, per così dire, “poetica”: “Il bastone dell’uomo che scelgo germoglierà”. Il Malbim spiega, colui il cui bastone germoglia è colui in cui riposa lo spirito santo di D-o e che produrrà frutti santi. Cosa c’è in questa risposta personale che alla fine è arrivata a noi e ha fermato la ribellione?
Rav Avraham Wolfson spiega che, superficialmente, tutti i bastoni erano identici, anche se in questo caso è diventato subito evidente che c’era una profonda differenza: Solo il bastone di Aharon possedeva la capacità di “fiorire, germogliare boccioli e maturare mandorle”. Questo miracolo era in risposta all’assioma di “siamo tutti santi” e quindi alla scelta ingiustificata di Aharon come Kohen Gadol. Quante volte commettiamo questo stesso errore e pensiamo che non ci sono differenze? La nostra bandiera è “uguaglianza” con cui troppo spesso intendiamo “uguale”. I nostri occhi vedono bastoni uniformi e indistinguibili, tutti di legno. A differenza dei nostri occhi, D-o vede la nostra essenza interiore. “L’uomo guarda l’aspetto esteriore mentre D-o guarda il cuore.” (Shemuel 1 16:7). La scelta di Aharon e dei suoi figli da parte di D-o derivava dalla Sua capacità di vedere dentro. D-o vede la capacità interiore di uno di quei bastoni di far germogliare le mandorle.
Moshe non ha semplicemente “mostrato” il bastone di Aharon, ha mostrato anche i bastoni degli altri capi tribù. Perché mostrare anche gli altri bastoni? Per consentire agli altri undici capi, che erano uomini di levatura e statura molto apprezzati, di poter riconoscere pubblicamente che era proprio Aharon il prescelto, per metterli in grado di riconoscere un chiaro segno di D-o. Questo riconoscimento pubblico non solo confermava la scelta di Aharon, ma prevedeva un rifiuto esplicito e implicito della mentalità Korach. Ci vogliono grandi persone per riconoscere di non essere i prescelti, persone che cercano pace e armonia. A determinare questo risultato, è stato un bastone da cui spuntano mandorle, simbolo di pace e tranquillità.
“Nel Vicino Oriente”, scrive Rav Sacks, “[il mandorlo] è il primo albero a fiorire, i suoi fiori bianchi segnalano la fine dell’inverno e l’emergere di una nuova vita”. “I fiori di mandorlo”, scrive Rav Sacks, “ricordano i fiori d’oro della Menora, illuminati quotidianamente da Aharon nel Santuario. L’ebraico tzitz, usato qui per significare “fiore”, richiama lo tzitz, il frontale d’oro puro indossato come parte del copricapo di Aharon, sul quale era incisa la parola “Santo al Signore”. D-o ordina a Moshe di conservare il bastone di Aharon come segno e avvertimento per i ribelli. La tradizione vuole che il bastone sia rimasto in fiore per secoli. Il Talmud riporta che fu posto davanti all’Arca Sacra per la maggior parte dell’era del Primo Tempio, insieme a un’ampolla di manna, finché non furono nascosti dal re Yoshiyahu. Insieme, il bastone di Aharon e il vaso della manna furono conservati per secoli, entrambi manifestazioni dell’intervento diretto di D-o nella nostra vita individuale e collettiva, una lezione sempre attuale: La pace prima della ribellione, l’umiltà prima della superbia. Il bastone di Aharon con la sua fioritura e la manna, servono come insegnamento perpetuo per riconoscere che essere uguali non vuole dire essere uniformi, che D-o è presente nelle nostre vite, che D-o ci dà la possibilità di fiorire e di mostrare i nostri fiori unici.