Parashat Nitzavim Vayelech – Per vivere bisogna scegliere la vita
Ha’idoti bachem hayom et hashamayim veet haaretz {Io porto i cieli e la terra come testimoni oggi} hachaim vehamavet nasati lefanecha haberacha vehakelalà {ho posto davanti a te (la scelta di) vita e morte, benedizione e maledizione} uvachartà bachayim {e sceglierai la vita} lema’an tichyè atà vezarecha {affinché tu e i tuoi figli viviate} [Devarim 30:19].” Quale testimonianza viene portata dai cieli e dalla terra?
Rashi spiega che, in futuro, quando il male ci colpirà, i cieli e la terra testimonieranno che eravamo stati avvertiti. Il Sifri offre un’ulteriore spiegazione. Hashem sta invocando i Bene Yisrael: “Guarda i cieli che ho creato per servirti, hanno deviato dal loro percorso? Il sole ha mai perso un giorno e non è mai sorto da est per illuminare il mondo? Guarda la terra che ho creato per servirti, ha mai deviato dal suo schema prescritto? I semi di grano hanno mai prodotto orzo? Se coloro che non ricevono ricompensa o punizione non hanno deviato dai loro percorsi ordinati, voi, che ricevete ricompensa per aver obbedito e venite puniti per aver trasgredito, dovreste certamente aderire al vostro percorso“.
Il Be’er Yosef trova questo Sifri problematico. Come può D-o paragonare i ruoli del cielo e della terra a quello dell’uomo? Lo stato e lo scopo dei cieli e della terra sono rimasti gli stessi dal momento della creazione fino ad oggi e lo saranno in futuro. Gli obblighi dell’uomo, d’altra parte, cambiano costantemente a seconda delle situazioni in cui si trova. Sulla base di questo continuo cambiamento, ci sono state persone nel corso delle generazioni che hanno affermato che poiché il mondo è cambiato, la Torà non è più applicabile. Quando guardiamo i cieli e la terra, dobbiamo ricordare che sono stati creati per consentirci di servire D-o. Il fatto che non ci siano stati cambiamenti in loro è la testimonianza che non ci sono stati cambiamenti nemmeno nell’applicabilità della Torà e nella nostra capacità di osservare i suoi insegnamenti. D-o, Onnisciente ed Eterno, era ben consapevole di tutti i cambiamenti che il mondo avrebbe attraversato. I cieli e la terra furono convocati come testimonianza che la Torà è e sarà sempre attuale. Nel nostro avvicinarci ai giorni di Rosh haShana, dobbiamo tenere a mente la seconda metà del versetto che abbiamo citato sopra: “Ho posto davanti a te (la scelta tra la) vita e (la) morte, (tra la) benedizione e (la) maledizione: dovrai scegliere la vita! [Devarim 30:19]”
La bechirà, libera scelta, è una dimensione fondamentale dell’umanità e un fondamento del nostro sistema di credenze. Come articolato dal Rambam (vedi Hilchot Teshuva Capitolo 5, Shemonà Perakim Capitolo 8) se non siamo liberi di scegliere, non c’è alcun significato e nessuna responsabilità per le Mitzvot. È proprio perché siamo liberi di scegliere il nostro percorso nella vita che dobbiamo impegnarci a seguire la missione e le azioni che D-o cerca da noi: come leggiamo nella nostra Parashà, appunto, tramite le parole uvachartà bachayim, “scegli la vita”. Rabbenu Yonà nel suo Sha’arè Teshuvà (3:17) interpreta questo versetto come il dettare una mitzvà per esercitare correttamente la nostra libera scelta, notando che la Torà rappresenta i valori più alti, come appunto lo scegliere la vita. Studiare la Torà ed emulare Hashem nel nostro affinamento del carattere, rappresentano in questo Mitzvot positive. Nel descrivere la libera scelta come una mitzvà, c’è però l’implicazione che possiamo vivere la vita senza fare scelte. Questa idea è stata elaborata da Rav Dessler nella sua tesi riguardante ciò che definisce come nekudat habechirà, il Punto di Scelta, nella quale ha notato che spesso non facciamo scelte attive ma piuttosto viviamo secondo schemi stabiliti che sono stati stabiliti da noi, dai nostri genitori o dalla nostra cerchia sociale molto tempo prima. Ognuno di noi ha interiorizzato buone pratiche che sono diventate parte della nostra routine e che facciamo senza nemmeno pensarci. Solo quando arriviamo al Punto di Scelta abbiamo l’opportunità di spostare la linea di confine, cambiando lo schema della nostra vita facendo una scelta per far andare avanti le cose, per portare le nostre vite e i comportamenti oramai acquisiti al livello successivo. È in questo spazio dinamico che la vita accade davvero. È lì che viviamo l’oggi come presente e non come una semplice replica di ieri. Ogni mattina, recitiamo due berachot prima dello Shemà. La prima è incentrata sulla creazione fatta da D-o della routine della natura come si vede nel ciclo del giorno e della notte. La seconda berachà ricorda quando D-o interruppe quella routine esercitando la Sua bechirà, la Sua libera scelta, scegliendo il popolo ebraico tra tutte le nazioni, habocher be’amò Yisrael beahavà. Quella scelta fu fatta, come si nota nella berachà che segue lo Shemà, dall’interruzione della natura e della routine attraverso i miracoli dell’uscita dall’Egitto. In effetti, Pesach è il momento in cui D-o fece una scelta che cambiò radicalmente le nostre vite. Rosh haShana, d’altra parte, è l’anniversario di quando D-o creò la routine della natura, e di quando Lui si rivolge a noi per sfidare la nostra natura e la nostra routine per apportare cambiamenti positivi alle nostre vite tramite le nostre scelte. Questo è il momento in cui riflettiamo e consideriamo la nostra direzione futura, spostando quel Punto di Scelta nelle nostre vite.
L’Akedat Yitzchak illustra questo concetto attraverso una parabola. Un re aveva tre figli che voleva nominare a posizioni di rilievo. Tuttavia, la legge di quel paese stabiliva che prima che una persona potesse essere nominata a tale rango, doveva aver dimostrato la sua saggezza. Il re quindi disse ai suoi figli di viaggiare per alcuni anni, raccogliere saggezza e poi li avrebbe richiamati. I tre fratelli partirono. Mentre si avvicinavano a un’isola lontana, scorsero un frutteto incredibilmente bello ed elaborato. Decisero di gettare l’ancora e di indagare. All’ingresso del frutteto sedevano tre uomini. Uno di loro era un uomo molto anziano. Il secondo secondo soffriva di terribili afflizioni fisiche. Il terzo, il più saggio, aveva un viso che emanava un bagliore puro. Ognuno di questi uomini si voltò e offrì un consiglio. Il primo disse: “Sappiate che non potete rimanere nel frutteto per sempre”. Il secondo li ammonì: “Potete mangiare ciò che volete ma non potete portare nulla con voi”. Il terzo consigliò: “Quando mangiate i frutti, state lontani dai frutti cattivi, scegliete solo quelli buoni”. Entrati nel giardino, rimasero incantati dalla vista e dal profumo di magnifiche piante. Si imbatterono in bellissime fontane e sorgenti che comprendevano un sistema di irrigazione molto elaborato. La saggezza di chi aveva progettato quel frutteto era evidente. Proseguendo ulteriormente, scorsero miniere d’oro e gemme preziose.
All’inizio, i fratelli rimasero insieme, godendosi i frutti e la bellezza del frutteto. Dopo alcuni giorni si separarono, ed ognuno si dedicò al proprio interesse. Uno si dedicò totalmente ai frutti che erano disponibili, trascorrendo le sue giornate a mangiare e bere. Un altro decise di trascorrere le sue giornate a raccogliere oro e gemme. Il terzo fratello volle approfondire le meraviglie del frutteto. Più indagava, più gli diventava chiara l’enorme saggezza impiegata nella progettazione del posto. Cercò qualche segno di chi lo avesse realizzato e si imbatté in alcuni testi scritti dal progettista che testimoniavano ulteriormente il genio di quell’individuo. Assaggiava i diversi frutti e ammirava le gemme, ma la sua energia era dedicata ad acquisire comprensione e saggezza.
Dopo qualche tempo loro padre li richiamò. Il primo fratello si era talmente abituato ai piaceri del frutteto che non fece più ritorno. Il secondo era segnato dall’ossessione e dalle notti insonni impegnate per accumulare ricchezza. Sembrava un uomo distrutto, e, come era stato avvertito, tutta la ricchezza che aveva cercato di portare con sé fu confiscata. Il terzo fratello tornò contento perché poteva mostrare a suo padre tutta la saggezza che aveva acquisito. Le guardie riconobbero il terzo fratello e gli diedero un benvenuto principesco. Il re fu deliziato dalla saggezza che aveva acquisito il figlio, e gli preparò un posto tra i principali ufficiali del regno. I tre figli rappresentano l’umanità che riceve tre avvertimenti. Adam Harishon avverte: Sei stato formato dalla terra e alla terra tornerai. Iyov {Giobbe} ammonisce: Sei nato nudo ed è così che tornerai. Moshe esorta: Scegli la vita.
Nelle tefillot di Rosh haShana chiediamo a D-o di iscriverci nel Libro della Vita. Tuttavia la scelta e la possibilità di poter essere esauditi passa dalle nostre azioni. La Torà ci fornisce le linee guida attraverso le mitzvot e attraverso comportamenti.