Parashat Behaalotechà – Singhiozzo ed esultanza convivono

21/06/2024 Off Di Redazione

Gli ebrei sono pronti ad intraprendere il loro viaggio. Un’ultima serie di direttive, tuttavia, deve ancora essere data. D-o si rivolge a Moshe: “Fai per te due trombe d’argento; le farai d’argento battuto; ed esse saranno per te per convocare l’assemblea e per far muovere gli accampamenti“. Suonate dai sacerdoti, queste trombe d’argento serviranno per annunciare un viaggio, radunare la nazione, rafforzare il popolo di fronte alle sfide e segnare la commemorazione di feste e celebrazioni.

Basandosi sull’espressione “Fai per te stesso”, i Chachamim discernono una distinzione tra le trombe e tutti gli altri utensili modellati da Moshe nel deserto. Mentre altri utensili erano adatti all’uso nelle generazioni future, le trombe di Moshe erano solo sue, da usare solo durante la sua vita. Perché le trombe meritano di essere menzionate nella Torà e perchè occupano un ruolo così centrale nel testo? Questi oggetti sembrano essere principalmente di natura utilitaristica. Le leggi riguardanti queste trombe rappresentano le ultime direttive date da D-o prima dell’inizio del pellegrinaggio nel deserto. Che significato ha in quel preciso momento e perché le trombe sono specifiche per generazione?

Una lettura attenta del testo rivela che il ruolo delle trombe è molto più complesso: “Quando andrai a far guerra contro l’avversario che ti opprime, allora suonerai l’allarme con le trombe e sarai richiamato davanti al Signore, tuo D-o, e sarai salvato dai tuoi nemici“. “E nei giorni della vostra gioia, nelle vostre feste e nei noviluni, suonerete le trombe durante i vostri olocausti e durante le vostre feste di ringraziamento; e saranno per te un ricordo davanti al tuo D-o; Io sono il Signore, tuo D-o.” Il suono delle trombe descritto in questi passaggi è tutt’altro che ordinario: Sembrano essere usate per comunicare con D-o, il loro suono una forma di preghiera molto potente anche se senza parole. Durante lo studio sul ruolo delle trombe, comincia ad emergere uno schema affascinante. La Torà identifica due suoni distinti: La tekià, un suono lungo e ininterrotto, associato nel testo all’assemblea congregazionale, all’assemblea dei dirigenti e alla celebrazione comunitaria, e la teruà, un suono spezzato, associato alla chiamata al viaggio e all’avvento della guerra. Questi suoni rispecchiano il sentimento delle persone nel momento in cui vengono ascoltati. I momenti di conforto e stabilità, come le occasioni di assemblea e di celebrazione sono scanditi dalla tekià, un suono ininterrotto di certezza. I momenti di incertezza, sfida e angoscia, come le occasioni di viaggio e di guerra, sono associati alla teruà, un suono spezzato e incerto.

Questa connessione trova ulteriore supporto da una fonte halachica molto conosciuta. Sono degli stessi suoni dello shofar a Rosh haShanà. Ai tempi del Bet haMikdash, infatti, il suono dello shofar era accompagnato dal suono delle trombe. Mentre durante Rosh haShanà vengono suonati sia la tekià che la teruà, nel testo della Torà solo quest’ultima è collegata alla festa tanto che il riferimento a questo giorno è Yom Teruà e Zichron Teruà. Il messaggio è chiaro. L’aura di Rosh haShanà, il Giorno del Giudizio, è impersonato dalla teruà, il suono spezzato e incerto dello shofar. Questo profondo legame è alla base del tentativo dei Chachamim nel Talmud di definire la vera natura di questo suono spezzato. Qui la teruà è definita come una serie di nove suoni brevi e staccati, che simboleggiano un individuo nell’atto di singhiozzare, o come una serie di tre suoni un po’ più lunghi (serie a noi nota come shevarìm), che simboleggia un individuo nell’atto di sospirare. Secondo entrambe le opinioni, il suono spezzato raffigura l’individuo in difficoltà spirituale ed emotiva davanti alla Corte Celeste. Proprio come le note delle trombe rispecchiano lo stato degli ebrei in quel momento, così anche gli squilli dello shofar riflettono il tumulto interiore di ogni individuo a Rosh haShanà. Il messaggio che emerge colpisce ancora più in profondità. Una volta collegati tematicamente gli squilli di tromba e di shofar, un’ulteriore considerazione sul suono dello shofar a Rosh haShanà può aiutarci a comprendere meglio il ruolo delle trombe. Gli squilli dello shofar, non sono intesi a rispecchiare solamente la lotta interna di un individuo che si trova davanti a D-o, ma anche per risvegliare, coltivare e sviluppare proprio quella lotta.

Ambientato all’inizio dell’anno, il suono dello shofar è progettato per risvegliare il nostro spirito, il nostro cuore e la nostra anima. Una volta compiuto il risveglio, i suoni dello shofar riflettono il nostro spirito in una preghiera sincera e senza parole. Similmente ai suoni dello shofar, gli squilli delle trombe sono progettati per risvegliare e riflettere l’ultima componente essenziale per il successo del viaggio degli ebrei nel deserto.
Non potrebbe esserci mitzva più appropriata con cui lasciare il Sinai di questa: Le trombe destinate a risvegliare lo spirito degli ebrei all’inizio del loro viaggio, trombe che verranno forgiate di nuovo, ancora e ancora, mentre ogni generazione risveglia il proprio spirito per affrontare le proprie sfide. Se è vero che oggi quelle trombe non ci sono più, è anche vero che in mancanza dell’oggetto fisico esse rappresentano un insegnamento importante per la nostra vita, un insegnamento da tramandare alle generazioni, forgiando nuove trombe, nuovi leader e nuove persone capaci di affrontare, col proprio spirito, le immancabili difficoltà della vita, a livello comunitario e a livello individuale. Perchè se è vero che alle volte lo spirito può sembrare spezzato, è anche vero che questo si può rafforzare, si può iniziare nuovamente con spirito nuovo e con l’aiuto di D-o che potrà donarci le Sue berachot.

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