Parashat Vaychi – Un vita difficile, quindi una vita vera
Gli individui possono avere un impatto su intere società. Questa lezione può essere appresa da uno studio attento della Parashà di Vaychi dalla quale si evince come Yaakov cambiò il suo ambiente sociale almeno due volte nella sua vita. La prima, all’inizio, dove influenzò la città di Be’er Sheva, la seconda, durante l’ultima fase della sua vita, dove compì l’impresa di cambiare la cultura della nazione più potente del suo tempo, l’Egitto. La prima volta che Yaakov cambia il suo ambiente sociale lo leggiamo nella Parashà di Vayetze. “E Yaakov lasciò Beer Sheva e partì per Charan” (Bereshit 28:10). Rashi nota che il testo sottolineando la partenza di Yaakov da Beer Sheva sottintende che, con la sua partenza, “andata era la gloria, sparita la bellezza, sparito il prestigio”, che la sua sola presenza conferiva a quella città.
La Parashà di Vaychi è una delle sole due parashiyot che portano nel nome la parola chayim, vita. L’altra Parashà è Chaye Sarah dove leggiamo: “La vita di Sara [la durata della vita di Sara] arrivò a 127 anni”. La Parashà di questa settimana, inizia con il versetto: “E Yaakov visse 17 anni nel paese d’Egitto”. Da notare che entrambe le narrazioni continuano subito con il racconto della morte dei due protagonisti, quella di Sara e di Yaakov, ma c’è una differenza. Chaye Sara inizia infatti con il resoconto della morte e della sepoltura di Sara, Vaychi si riferisce alla vita vissuta da Yaakov nei suoi ultimi 17 anni, vicino a Yosef. Quegli ultimi 17 anni sono paralleli agli anni che Yaakov condivise con Yosef finché non furono separati quando Yosef compì 17 anni. I primi 17 anni della vita di Yosef furono pieni di difficoltà per Yaakov: L’inganno di Lavan, l’inimicizia di Esav, la seduzione di Dina, la violenza di Shimon e Levi, la morte di Rachel durante il parto, la cattiva condotta di Reuven.e la straziante scomparsa di Yosef.
Gli ultimi 17 anni, trascorsi in Egitto, furono, al contrario, pieni di vita per Yaakov, una vita vibrante e pacifica, una vita rinnovata, una vita vissuta in seno alla sua famiglia, circondato da figli e nipoti. Durante questi anni Yaakov non rimase con le mani in mano ma agì per portare benedizione nel in Egitto. Come afferma Rashi commentando la Parashà della scorsa settimana: “Sebbene Yosef avesse predetto altri cinque anni di carestia, una grande benedizione accompagnò Yaakov quando arrivò in Egitto. Il popolo cominciò a piantare e la carestia finì”. I Chachamim ci dicono che fu grazie all’incoraggiamento di Yaakov che la gente riprese le attività agricole, confidando in lui che sarebbero state produttive. Nella letteratura chassidica apprendiamo ancora di più sul ruolo che svolse Yaakov nella società egiziana. Il commento è basato sullo Zohar, dove è scritto che nel lungo racconto della vita di Yaakov non viene mai menzionata la frase “e visse”, perché la sua vita fu piena di prove e tribolazioni.
Solo quando discese in Egitto troviamo scritta questa frase. Rabbi Israel di Modzitz, autore dell’opera omiletica Divre Yisrael, suggerisce che il verbo nel versetto di apertura della Parashà di Vaychi, “e visse [nella terra d’Egitto]”, può essere interpretato come verbo transitivo : “e portò la vita [nel paese d’Egitto]”. Yaakov fece rivivere l’Egitto. Non dobbiamo d’altronde dimenticare che l’Egitto era, fino a questa carestia, il luogo più fertile della terra, il granaio del mondo. Significativa è la descrizione che fa Lot della pianura del Giordano, che credeva essere “come il giardino del Signore, come il paese d’Egitto” (Bereshit 13:10). Quando Yaakov arriva in Egitto, questa terra non era più “come il giardino del Signore”, una fonte di vita ma, come si lamentavano i contadini egiziani: “non è rimasto nulla… tranne i nostri corpi e la nostra terra coltivata. Non vogliamo perire davanti ai tuoi occhi… Fornisci il seme, affinché possiamo vivere e non morire”.
Rabbi Israel di Modzitz indaga profondamente nel suo tentativo di comprendere i poteri spirituali che permisero a Yaakov di vivificare l’Egitto. Affinché un seme possa svilupparsi in una fonte di cibo, deve passare attraverso due processi. Deve innanzitutto marcire nella terra, perdendo ogni somiglianza con il seme che era una volta, quindi, successivamente viene stimolato a crescere. Deve avere quello che Rabbi Israel di Modzitz chiama il koach habitul, la capacità di negarsi, di cancellarsi. Deve avere anche la koach hatzemichà, la capacità di germogliare, di fiorire. Queste due capacità erano caratteristiche essenziali di Yaakov. Il koach habitul, la capacità di dimostrare umiltà emerge dal versetto: “Sono troppo piccolo per meritare tutta la benevolenza che hai mostrato con tanta fermezza al Tuo servo” (Bereshit 32:10). La capacità di Yaakov di modellare l’abnegazione per il resto della società egiziana fu cruciale per la rinascita. dell’Egitto. In secondo luogo, Yaakov possedeva la koach hatzemichà, la capacità di prosperare. Il segreto della tzemichà, la capacità di trasformarsi, di sbocciare, è l’ideale della verità. Come dice il Salmista: «La verità germoglierà dalla terra».
La verità ha un potere generativo, può causare una vera trasformazione e un autentico cambiamento. E la verità, come ci insegna Micha proprio alla conclusione della sua profezia, è il segno distintivo di Yaakov: “Hai concesso verità a Yaakov e fedeltà ad Avraham, come promettesti con giuramento ai nostri padri nei giorni passati” (Micha 7:20). . Le prove che ha dovuto superare Yaakov nella sua vita sono state molteplici. Yaakov, con le sue caratteristiche ci insegna che non è mai troppo buio per poter portare un poco di luce, per trasformare quello che siamo oggi in splendidi germogli che possono influenzare positivamente la società in cui viviamo.