Parashat Vayerà – “Dire poco e fare molto”
Tra i valori impersonificati da Avraham ce n’è uno in particolare che emerge dalla Parashà di questa settimana, Parashat Vayera (Bereshit 18:1-22:24). Avraham è «seduto all’ingresso della tenda mentre la giornata si faceva calda. Alzando gli occhi, vide tre uomini che stavano accanto a lui… Chinandosi a terra, disse: ‘Miei signori, se vi fa piacere… bagnatevi i piedi e sdraiatevi sotto l’albero. E lasciate che vada a prendere un boccone di pane affinché possiate rinfrescarvi…” I tre uomini acconsentirono all’offerta di Avraham. Avraham, come apprendiamo dal testo della Parashà, non va semplicemente a prendere un boccone di pane per rifocillare i viandanti. Si precipita nella tenda da Sara e le ordina di portare tre seà di farina scelta e di cuocere delle torte. Poi fa preparare al servo un vitello tenero e scelto, e aggiunge una cagliata e il latte. Il brano biblico si conclude con queste parole: “Egli mise (il banchetto) loro davanti e aspettò sotto l’albero mentre mangiavano”.
Il Talmud (Bava Metzia 87a) nota il contrasto tra la modesta offerta iniziale di Avraham di un semplice boccone di pane e il grande banchetto che alla fine prepara. Il Talmud commenta: “Questa è la via dei giusti. Omrim me’at ve’osim harbé. Parlare poco, ma fare molto”. In questo passaggio i Chachamim descrivono il valore del “dire poco, ma fare molto” come un valore praticato dai tzaddikim, ma non da ogni uomo. È solo “la via dei giusti”.
Nella letteratura rabbinica troviamo un altro passaggio che esorta tutti noi a “dire poco e fare molto”. Nel primo capitolo dei Pirke Avot, l’Etica dei Padri, Shammai dice: “Fai in modo che lo studio della Torà diventi un’abitudine fissa. Di’ poco e fai molto; e saluta tutti allegramente”. Sebbene Shammai sia l’acerrimo avversario di Hillel, che era noto per il suo approccio umano alle relazioni interpersonali, anche Shammai era sensibile ai bisogni degli altri. Nonostante inizi le sue parole con le quali consiglia quale sia il modo migliore di agire sottolineando l’importanza dello studio regolare della Torà, Shammai riconosce pienamente la necessità di dire poco, fare molto e agire con gioia. Da notare anche che non limita i suoi consigli ai Tzaddikim. Al contrario, le parole dei Pirke Avot si applicano a tutti noi, devono essere ascoltate anche da quelli di noi che non sono annoverati tra i Tzaddikim. Dobbiamo tutti dire poco e fare molto.
Cosa intendevano esattamente i Chachamim quando dicevano: “Dì poco, ma fai molto”? Molti sono di certo confusi da frasi simili trovate in una varietà di contesti secolari, come ad esempio contesti dove uomini agiscono in modo deciso e spesso violento ma che “portano a termine le cose”. Sicuramente non era questo ciò che avevano in mente i Chachamim quando ci raccomandano di “parlare poco, ma fare molto”. Un altro adagio simile è “Parla piano, ma porta con te un grosso bastone”. Queste parole sono associate alla politica estera del presidente Theodore Roosevelt, che credeva in una diplomazia silenziosa sostenuta dalla minaccia della potenza militare. È del tutto possibile che i Chachamim avrebbero visto i vantaggi di una simile politica estera, ma “portare un grosso bastone” non era certamente il loro messaggio morale.
Per comprendere con precisione ciò che i Chachamim cercano di trasmettere potrebbe essere utile ricorrere alle parole del commento di Rabbenu Yona di Gerona, l’etico del XIII secolo che visse in Catalogna, Spagna, sull’insegnamento di Shammai Emor me’at ve’aseh harbe nei Pirkei Avot: “Quando prometti al tuo prossimo di fare qualcosa per lui, promettigli solo poco, ma poi fai per lui tutto quello che puoi. Questa è la via dell’etica, e questa è la via della pietà.” L’etica richiede che si mantengano le promesse. È corretto promettere solo ciò che si può garantire con sicurezza di mantenere. La pietà esige di agire con grande umiltà e di promettere solo piccole cose, da seguire possibilmente con pia generosità, andando ben oltre l’impegno iniziale.” Rabbenu Yona continua poi rilevando un altro aspetto di questo insegnamento, quella che lui chiama la qualità dell’elyonut, della superiorità. In questo commento Rabbenu Yona allude al potere superiore che si ottiene “dicendo poco e facendo molto”. È il potere posseduto dalla persona modesta che agisce con coraggio e determinazione. Nel novero di questo commento, la parola “introverso” potrebbe rappresentare un modo moderno per descrivere la persona che “dice poco ma fa molto”. La natura apparentemente tranquilla può dare potenzialmente un potere superiore che culmina in una grande forza.
Ai nostri giorni e nella nostra epoca, quando le persone fanno promesse con spacconeria ma non riescono a mantenerle, il consiglio dei nostri Chachamim è particolarmente rilevante. Quando alle parole seducenti non seguono azioni efficaci e benefiche, il consiglio dei Chachamim assume una grande rilevanza. Dobbiamo tutti lavorare per creare una società guidata dalle parole di Shammai e dalle azioni di Avraham. Dobbiamo imparare a promettere solo un “boccone di pane”, ma a servire “focacce e vitelli” e un banchetto degno di un re. In questo modo non saremo solo in grado di aiutare il prossimo nel miglior modo possibile, ma saremo in grado anche di stupire noi stessi per la nostra capacità di superare determinati limiti che credevamo non valicabili, saremo in modo di conoscere meglio le nostre capacità e di essere fonte di ispirazione per il prossimo in modo che possa fare altrettanto , emulando le gesta di Avraham.