Parashat Behaalotecha – Leadership emergente
La Parashà di Behaalotechà contiene delle difficoltà ma anche momenti di opportunità. La sequenza degli eventi descritti vede la preparazione dei Leviim per il servizio nel Mishkan, il comandamento di offrire il sacrificio pasquale, la descrizione della nube e del fuoco che accompagnavano gli ebrei durante il loro soggiorno nel deserto, D-o che comanda il suono delle trombe nel campo e la struttura del campo, Moshè che invita suo suocero a unirsi agli ebrei e gli ebrei che si lamentano della mancanza di carne da mangiare, portando D-o a mandare una quantità eccessiva di quaglie nell’accampamento come punizione. Ciascuno di questi momenti rappresenta una sfida o un’opportunità da cogliere, tuttavia la struttura con la quale vengono riportati non sembra formare un’unità letteraria coesa.
Rav Soloveitchik suggerisce che questi eventi rappresentano la preparazione del popolo ebraico per entrare nella terra di Israele. In primo luogo, la guida spirituale del popolo si prepara per il suo lavoro. Poi viene introdotto il sacrificio pasquale, il ricordo dell’Esodo. Quindi inizia la marcia: Le trombe sono pronte, l’accampamento è pronto per partire. Il popolo ebaico, invece di cogliere l’opportunità per una crescita, si lamenta e D-o è costretto alla punizione Questa lamentela in un luogo cui viene dato un nome particolare (Kivrot haTaavà, le tombe del desiderio) corrisponde ad una profonda crisi di Moshè. In risposta alle lamentele di Moshe che sostiene di non potere più sopportare da solo il fardello della leadership, D-o gli ordina di riunire settanta anziani scelti tra il popolo fuori dal Santuario. Radunati gli anziani, D-o aumenta miracolosamente lo spirito profetico di Moshe, permettendogli di condividerlo con gli anziani. Gli anziani rispondono iniziando a profetizzare. I Chachamim vedono questo evento come l’istituzione del primo Sinedrio che servirà attraverso la storia come il più alto organo legale nel mondo della giurisprudenza ebraica.
Improvvisamente, Eldad e Medad, due individui che non sono tra quelli riuniti fuori del Santuario, iniziano a profetizzare: “E lo spirito si posò su di loro; ed erano fra quelli iscritti a partecipare nel sinedrio, ma non erano usciti per andare alla tenda, e profetizzavano nell’accampamento”. Yehoshua, lo studente di Moshe consiglia un’azione rapida contro i “profeti rinnegati” ma Moshe, tuttavia, risponde con serenità: “Sei geloso per me? Vorrei che D-o facesse profeti tutto il suo popolo, che D-o ponesse su di loro il Suo spirito” Chi sono Eldad e Medad? Perché la Tora li descrive come “tra quelli registrati”?
D-o orchestra attentamente l’investimento dei settanta anziani, sottolinea la fonte divina dei loro nuovi poteri insistendo affinché si radunino intorno al Santuario, dimostrando che la loro leadership deriva da ed è subordinata a Moshe aumentando il potere di Moshe in modo che possa essere condiviso. Perché a Eldad e Medad viene concesso un dono che apparentemente non avrebbero dovuto ricevere? Qual è l’intento della narrazione di Eldad e Medad e cosa possiamo imparare? In che modo, inoltre, questa storia si collega alle lezioni apprese a Kivrot haTaava?
Secondo il Talmud, la chiave della storia di Eldad e Medad risiede nell’affermazione della Tora secondo cui erano “tra gli iscritti”. I Chamim spiegano che Moshe, riconoscendo l’importanza del passo che sta per compiere nella nomina degli anziani, fatica a trovare un modello di scelta equilibrato che soddisfi tutte e dodici le tribù. Scegliendo sei anziani da ogni tribù, ci sarebbero state complessivamente settantadue persone, due in più rispetto al numero richiesto, scegliendo cinque anziani, sarebbero mancati dieci candidati, scegliendo cinque rappresentanti di alcune tribù e sei di altre, si sarebbe creata gelosia tra le tribù. Moshe sceglie sei anziani da ogni tribù, per un totale di settantadue, e scrive settantadue biglietti dei quali settanta con la parola anziano e due in bianco. Attraverso questa procedura permette che il processo di selezione sia chiaramente guidato dalla volontà di D-o, evitando così dispute tra le tribù. Eldad e Medad sono tra i designati per essere inclusi nel gruppo di settantadue anziani, ma si rifiutano, tuttavia, di partecipare. Il Talmud offre due spiegazioni antitetiche per il loro rifiuto: Secondo un’opinione anonima, Eldad e Medad non partecipano alla cerimonia perché temono di non essere selezionati. Rabbì Shimon, tuttavia, sostiene che esitano perché non si sentono degni di essere selezionati. Nonostante la loro assenza dal procedimento, tuttavia, D-o concede a Eldad e Medad una visione profetica. Rabbì Shimon, fedele alla sua posizione, sostiene che D-o ricompensi Eldad e Medad per la loro umiltà dando loro una visione profetica permanente. La storia di Eldad e Medad emerge così come un racconto morale, sottolineando i meriti dell’umiltà.
C’è, tuttavia, un’altra chiara lezione morale che emerge da questa narrazione. Eldad e Medad sono destinati alla leadership. Il loro tentativo di evitare il loro destino è miracolosamente prevenuto, poiché D-o li cerca contro la loro volontà. In tal modo, trasmette un messaggio che, immediatamente, si collega alle strazianti lamentele di Moshe a Kivrot haTaava e, allo stesso tempo, risuona attraverso i secoli: Non importa quale sia la nostra motivazione, D-o ci dà delle capacità uniche che ci rendono capaci di dare il nostro apporto nella società. Nei Pirké Avot è scritto: “In un posto in cui non c’è un Uomo ,cerca di essere Uomo”. Sii umile ma riconosci le tue capacità personali, l’influenza positiva che puoi avere sulle persone, usa le tue capacità al meglio, contribuendo così al miglioramento e allo sviluppo collettivo.