Parashat Behar Sinai – Bechukkotai – Uno è veramente libero solo se sono liberi tutti
La Parasha di Bechukotai è la continuazione della Parasha di Behar Sinai dove viene descritta la mitzva della shemità, lasciare che i terreni agricoli restino a maggese ogni sette anni, e di altri comandamenti relativi alla società. Nella Parasha di Bechukotai, leggiamo della ricompensa promessa se si osservano i comandamenti.
Le parole con cui si apre la Parasha di Bechukotai sono in qualche modo criptiche: Se camminerai in ottemperanza ai Miei statuti e osserverai i Miei comandamenti e li metterai in pratica… (Vaykra 26, 3). I Chachamim si concentrano sulla formulazione “camminerai in ottemperanza ai miei statuti”. Rabbi Chaim Ibn Attar nel suo libro “Or Hachaim”, raccoglie non meno di quarantadue risposte a questa domanda. Una di queste viene dallo Zohar che scrive che una delle caratteristiche che differenziano l’uomo dalle altre creature è il fatto che egli “cammina”. L’uomo è in grado di raffinarsi in qualcosa di molto superiore rispetto a quello che è alla nascita (Ohr Hachaim, Vayikra), è dotato del potenziale per avanzare e cambiare, un tratto essenziale per l’uomo che si sente insoddisfatto quando “cammina sul posto”. Il bisogno dell’uomo di andare avanti è una motivazione importante per lo sviluppo personale e per il successo nella sua società. Il rabbino Levi Itzchak di Berditchev commentando questo versetto scrive: In accordo con quanto scritto nella Torà, una persona è considerata giusta quando “cammina”, poiché sale di gradino in gradino e questo è conforme al detto che “all’ottemperanza di una mitzva ne segue un’altra”… e a chi sale ogni singolo giorno a un livello superiore è promesso l’Olam Haba (Kedushat Levi su Bechukotai).
L’istinto umano di andare avanti, fare carriera, raggiungere obiettivi, a volte sembra infinito. In effetti, è una delle motivazioni più forti per fare, creare e agire. Indubbiamente, questo è un tratto significativo che aiuta le persone a realizzare cose che altrimenti non avrebbero potuto realizzare. Rav Nachman di Breslav vede in questo tratto l’essenza dell’anima di una persona: Ogni persona a seconda del livello che brama e si sforza di raggiungere – da questi desideri viene creata un ‘”anima” (Likutei Moharan, Torah 31).
Tutto questo sembra però contrastare con un concetto che, visto soprattutto con gli occhi di oggi, risulta difficile comprendere, quello della schiavitù. Le regole riguardanti gli schiavi sono molto precise e sono legate al ciclo dell’agricoltura. Nella Torà è scritto: “Santifica il cinquantesimo anno e proclama la libertà (deror) in tutto il paese per tutti coloro che vi abitano. Sarà un giubileo (Yovel) per te, e tornerai, ciascuno alla sua proprietà, e tornerai, ciascuno alla sua famiglia (Vayikra 25:10). Il Yovel aggiunge due ulteriori mitzvot rispetto alla shemità (maggese sui terreni agricoli): Tutti gli schiavi vengono liberati e tutti gli appezzamenti tornano ai loro proprietari originari. Il versetto pone però alcuni problemi: se “proclamare la libertà in tutto il paese” è rilevante solo per gli schiavi, come può allora il versetto riferirsi anche a “tutti i suoi abitanti”?
Come scritto precedentemente, il progresso non è semplicemente passare da una situazione all’altra. Una persona deve acquisire conoscenza, affinare i suoi tratti, imparare a funzionare in una società umana, riconoscere il valore degli altri, sperimentare e apprezzare la spiritualità e la santità. La capacità di andare avanti e l’istinto di avanzare simboleggiano lo scopo dell’uomo: Non accontentarsi di ciò che c’è, del tangibile e del materiale, ma voler essere sempre di più.
C’è però di più: Per comprenderlo bisogna risalire all’etimologia della parola “deror”, tradotta sopra con “libertà”. Questa parola compare solo in un altro punto della Tora, nell’elenco delle spezie usate per fare l’olio dell’unzione per il Mishkan. Rashi, citando il Talmud nel Trattato Rosh haShana, spiega: Un uomo libero è come una persona che può dimorare (ladur) in una locanda, il che significa che può risiedere in qualsiasi luogo gli piaccia e non è sotto il controllo di altri. Rav Shimshon Rafael Hirsch, interpreta questa parola basandosi direttamente sul versetto che elenca le spezie usate nella produzione dell’olio per l’unzione che deve essere usato per il Mishkan e per tutti i suoi utensili: “Prendi spezie della migliore specie: di pura mirra (mor deror) cinquecento [sicli]…(Shemot 30:23) Deror quindi significa “puro”. Secondo Rav Hirsch, deror significa tornare a una sorta di stato di natura. Nel Yovel, sia l’uomo che i suoi beni tornano al loro puro stato originario: Un uomo torna alla sua famiglia e i suoi possedimenti tornano ai proprietari originari. Durante il Yovel, quando la Tora ordina di proclamare la libertà “per tutti coloro che vivono su [la terra]”, ci sta ricordando che la vera libertà è la libertà di essere chi siamo veramente, di liberarsi dalle catene delle circostanze e poter ricominciare. Non importa cosa siamo diventati, non importa dove siamo stati, durante il Yovel tutti possiamo ricominciare.
Il libro di Vayikra che completiamo questo Shabbat, tratta principalmente di argomenti con i quali non abbiamo quotidianità: Il Mishkan, il sacerdozio, la purezza e altro ancora. Non è un caso che verso la fine di questo libro si parli di argomenti che riguardano la società e la libertà personale. Possiamo interpretare questo fatto come un’opportunità per familiarizzare con nuovi termini, acquisire una conoscenza più ampia, desiderare, lottare per avanzare ed espandere i nostri orizzonti spirituali e per ricordarci che a prescindere dalle difficoltà o da cosa possa essere successo esiste sempre la possibilità di ricominciare e di cogliere l’occasione per crescere personalmente e spiritualmente.