Parashat Achare Mot: Chi si ferma è perduto?
Nel mezzo della descrizione di varie mitzwot, veniamo esortati riguardo alla nostra osservanza della Torà: “Esegui le Mie Leggi e custodisci i Miei Statuti, per andare in loro, io sono D-o”. Il significato delle parole “andare in loro” non è chiaro; cosa aggiunge al comando di osservare la Torà? Il Ktav Sofer risponde spiegando l’uso di queste parole con il significato opposto di “andare” cioè, omèd, stare in piedi. È usato in relazione agli Angeli, come dice Isaia: “I Serafini stanno (omedìm, plurale di omèd) di fronte a lui”. Gli angeli “stanno” nel senso che rimangono stazionari nel loro livello spirituale, non hanno alcuna connessione con il concetto di “crescita”. La Torà ci comanda invece di essere in un perenne stato di “andare”, il che significa che dobbiamo sforzarci costantemente di migliorare il nostro livello spirituale e di evitare di rimanere fermi.
Il Ktav Sofer commenta in maniera simile un versetto in Bechukotai: “Se andrete nei Miei Statuti e manterrete le mie mitzwot e le farete”. Il Ktav Sofer scrive: “Non è sufficiente mantenere le mitzwot ogni giorno allo stesso livello dei giorni precedenti, piuttosto dovresti passare costantemente ad un livello superiore ed eseguire la mitzwà in un modo migliore e nella maniera più lodevole. ” Oltre a mantenere le mitzwot, dobbiamo costantemente sforzarci di andare avanti nel Servizio Divino, “stare fermi” non è un’opzione. Per quanto riguarda gli esseri umani, non esiste un concetto come “rimanere allo stesso livello spirituale”, si può andare avanti o indietro: solo gli angeli sono in grado di rimanere fermi senza andare indietro. Questa idea è espressa in una spiegazione omiletica del divieto di salire gradini quando ci si avvicina all’Altare per eseguire il Servizio Divino. Invece dei gradini, dovevano costruire una rampa che saliva all’Altare. Perché una rampa e non utilizzare i gradini? Quando si sale su una rampa ripida, si deve esercitare un movimento in avanti anche solo per rimanere fermi. Se si cerca di stare fermi, ritti, la pendenza del pendio fa tornare indietro. Si potrà rimanere nello stesso posto con una certa pressione in avanti, e si avanzerà solo con una maggiore forza del movimento in avanti. Quando si sale i gradini, si è in grado di stare fermi senza temere di cadere, poiché la superficie su cui ci si trova è piatta. Questo ci insegna che quando ci si avvicina al Servizio Divino, si deve fare forza su se stessi anche solo per rimanere stabili, e per andare avanti ci si deve sforzare molto. Questa spiegazione, tuttavia, solleva una nuova domanda – perché quando una persona non fa uno sforzo attivo, in realtà, va indietro anziché stare fermo? La ragione è che lo yetzer harà (inclinazione negativa) fa uno sforzo costante per portare una persona giù nel suo livello spirituale. Se la persona non sta facendo alcuno sforzo attivo per andare avanti, è inevitabile che cadrà all’indietro in quando spinto dallo yetzer harà e non ci sarà alcuna forza contraria per mantenerlo stabile. Molte persone che non sembrano impegnarsi attivamente per crescere sembrano rimanere allo stesso livello, non è evidente che si stanno deteriorando spiritualmente. Ci sono due aspetti del declino: Uno è che a un livello molto sottile lo yetzer harà indebolisce gradualmente una persona nel suo Servizio Divino in maniera non evidente agli altri, ma neanche la persona stessa è consapevole del suo graduale declino. Il secondo modo è che più a lungo non si lavora sulle aree in cui si è carenti più si cade nella trappola dell’abitudine. Più una persona continua con le sue cattive abitudini, più difficile diventa allontanarsi dal suo comportamento erroneo. Solo con un grande sforzo sarà in grado di rompere le sue cattive abitudini. Questa lezione è molto pertinente anche per la recente festa di Pesach. Pesach è il tempo in cui il potere di rinnovamento è al suo massimo livello. Una persona che ha deciso di compiere un forte sforzo per crescere nel suo Servizio Divino riceverà un grande Syata Dishmaya (aiuto celeste). Siamo nel periodo della Sefirat haOmer, un tempo particolarmente indicato per lavorare sui tratti del proprio carattere in preparazione per ricevere la Torà. Possiamo scegliere un’area in cui ci sentiamo carenti e fare uno sforzo concertato per crescere in quell’ aspetto, che si tratti di osservare lo Shabbat, studiare la Torà, la tefillà, il matrimonio, la genitorialità. Se ci si dedica davvero alla propria crescita, sicuramente si avrà successo grazie all’esempio degli ebrei a Pesach e al periodo della Sefirat haOmer, particolarmente adatto e intriso di significati profondi degni di essere scoperti giorno per giorno.