Parashat Metzorà haGadol – Cerca la vera fonte
La Parashà di Metzorà racconta e si dilunga su varie tipologie di tzara’at. Una delle tipologie di tzara’at è quella che colpisce le case. “Quando arrverai nel paese di Canaan che ti darò come parte, metterò la tzara’at sulle case …” (14:34). Perché c’è una tale enfasi sulla tzara’at che affligge le case una volta giunti a Eretz Israel?
Il Kli Yakar spiega che questa tzara’at è il risultato dell’essere tirchi, chiamato anche tzarut ayin. Hashem offre a una persona una casa in Eretz Israel per verificare se userà questo regalo per aiutare gli altri o meno. La persona stessa deve rendersi conto che quello che ha è di Hashem e che doveva essere condiviso evitando l’atteggiamento di “kochi veotzem yadi”, la mia forza e la mia intelligenza mi hanno dato quello che ho … perché dovrei condividerlo? Questo è un atteggiamento errato: D-o stesso dice nella Torà riguardo molte mitzwot “quando arriverai nella terra che ti ho dato”. La terra non è stata conquistato solo con la tua spada. Sappi da dove è arrivato, assicurati di condividere ciò che hai. Se accumuli senza condividere con gli altri, la tzara’at arriverà e ti costringerà a rimuovere tutti quei contenuti che pensavi fossero tuoi, come per esempio le pietre che compongono la tua casa, la tua sicurezza.
Questo concetto di vedere la mano di Hashem in tutto ciò che accade è molto basilare per Pesach. Nell’Haggadà leggiamo e diciamo di come fosse Hashem, e non alcuna forma di angelo o messaggero, che ci ha portati fuori dall’Egitto. “Ani Hashem, Ani Hu, velo acher” – Io, Hashem, Io sono Lui e nessun altro.
L’Or Gedalyahu spiega magnificamente cosa si intende per questo. Ci sono due tipi di comportamenti, mezzi per affrontare questo mondo, che Hashem impiega. C’è il miracoloso rivelato che viene chiamato “Ani”, Io. C’è anche la mano nascosta che si chiama “Hu”, Lui. Al tempo dell’uscita dall’Egitto, l’lo ‘”Ani” fu rivelato nella sua piena gloria e potenza. Quella rappresentava una chiara presa di coscienza di Hashem. Questo fu un cambiamento rispetto a quanto era accaduto fino a quel momento durante il lungo esilio in Egitto. I due tipi di presenza divina e il racconto di Pesach ci fanno capire in profondità, dentro, che in realtà anche se di fatto profondamente diversi l’atteggiamento dell’ “Ani” è solo relativamente diverso dall’atteggiamento del “Hu”. La presenza divina, che venga più o meno facilmente percepita, non cessa mai, non c’è alcun cambiamento. Tutto ciò che differisce è il modo in cui noi la percepiamo. Quando da bambini giocavamo a nascondino spesso ci si nascondeva dietro le tende della sala da pranzo. Un bambino magro sarebbe completamente nascosto dietro le tende. Un contorno di un bambino leggermente più grande sporgerebbe attraverso la tenda. Anche se è ancora nascosto è palese che dietro c’era qualcuno. All’uscita dall’Egitto ci siamo resi conto che, sebbene durante il galut la presenza di Hashem fosse nascosta, la sua forma era sempre stata distinguibile. Quel ‘Hu’ era l ‘Ani’ tutti insieme! Allo stesso modo in cui i miracoli rivelati e palesi dell’uscita dall’Egitto erano chiaramente nel nostro miglior interesse, anche il difficile galut era nel nostro migliore interesse. Entrambi erano assolutamente necessari! ‘Ani’ è ‘Hu’; ‘Hu’ è ‘Ani’.
Secondo lo Sfat Emet, questo è il motivo per cui noi, a korech, pieghiamo e mangiamo la nostra matza e il nostro maror (erbe amare) insieme. L’amarezza del galut, esemplificato dal marror, non era una fase separata dalla redenzione, esemplificata dalle matzot: L’esilio e la redenzione fanno tutti parte dello stesso seder.
Alla luce di quanto visto fino ad ora, la schiavitù in Egitto, l’uscita dall’Egitto, il racconto che leggiamo e il cibo simbolico che mangiamo durante il seder di Pesach ma anche molte altre festività durante l’anno come Purim e Channikkà ci insegnano che la presenza di Hashem non manca mai, che sia sotto forma di miracoli palesi o che sia nascosta, che sia L'”Ani” o che sia l’ “Hu”. Siamo noi, attraverso le nostre tefillot e le nostre lodi ad Hashem, le nostre mitwot, a dovere rendere palese la presenza di Hashem anche quando questa è nascosta, e a cercare di portare la redenzione finale in questo mondo. Possano queste lezioni di Pesach, del coinvolgimento di Hashem in ogni aspetto di questo mondo, permetterci di vivere vite più felici, più accettanti, più generose, più significative e più gratificanti nella via della Torà e delle mitzwot.