Parashat Yitro – La via per una società più giusta
Le avventure degli ebrei fuggiti dagli egiziani e sopravvissuti alla guerra con Amalek giunsero alle orecchie di Yitro che viaggiò per vedere suo genero e partecipare alla celebrazione degli ebrei. La riunione fu commovente, a livello personale, ma anche perché Yitro espresse meraviglia e gratitudine per i grandi miracoli che D-o ha compiuto. La felicità e l’empatia di Yitro sembrano sinceri. La tradizione rabbinica ci fornisce alcuni dettagli su Yitro che fanno da sfondo a questa riunione. Alcuni anni prima, Yitro era stato consigliere del Faraone, in una giuria di tre consulenti riuniti per affrontare il “problema ebraico” in Egitto; Gli altri membri della giuria erano Bilam e Giobbe. Il Faraone aveva identificato gli ebrei come elemento estraneo che nutriva doppia fedeltà, una sottocultura che rappresentava un’ imminente minaccia alla stabilità in Egitto. Tre dei più rispettati pensatori del mondo furono riuniti per scegliere una politica da adottare. Ciascuno suggerì una diversa linea di condotta. Bilam consigliò al faraone di attuare una “soluzione finale” per liberare il mondo da questi pericolosi soggetti. Yitro, parlò in difesa degli ebrei consigliando di adottare una pacifica convivenza e comprensione. Giobbe, rimase silenzioso scegliendo la neutralità in un conflitto che riteneva non fosse una sua preoccupazione e in cui non aveva alcun interesse. Il faraone scelse l’opinione di Bilam: tutti i maschi ebrei sarebbero stati uccisi alla nascita, le femmine incluse nella società patrilineale dell’Egitto. Il popolo ebraico cesserà di esistere quando la sua utilità come forza lavoro terminerà. Ognuno poi prese vie separate. Bilam prese la sua ricompensa venne accolto da eroe in patria, governando la sua reputazione fino al momento in cui sarebbe stato chiamato a offrire i suoi servizi come nemico del popolo ebraico. Yitro, il cui umanesimo lo aveva trasformato in una persona non grata nel clima avvelenato in Egitto, fuggì a Midian. Giobbe, sempre silenzioso, si diresse verso la Terra di Utz. Le informazioni su Yitro gettano nuova luce sulla sua riunione con gli ebrei. La sua felicità è più del sollievo di un suocero il cui genero è scampato al pericolo. Yitro ha sempre creduto nella convivenza. Questo insegnamento va oltre Yitro come individuo offrendoci un prototipo per la politica ebraica: Venendo dall’ esperienza della schiavitù dell’Egitto, la certezza dello scontro con la circostante cultura filistea, e la belligeranza violenta provocata da Amalek, la nascente nazione ebraica avrebbe potuto essere tentata di adottare una mentalità da assedio nei confronti delle altre nazioni. Yitro dimostra che non bisogna disperare nel trovare individui e nazioni che condividano i valori umani e della coesistenza pacifica. Rav Joseph Soloveitchik dice che questo insegnamento va oltre questo caso isolato. Si tratta di un’osservazione senza tempo che ci fa capire che i nostri saggi non credevano che i non ebrei siano per definizione buoni o cattivi. La storia dei consiglieri ci insegna che le persone, le nazioni e le culture non sono monolitiche. Alcuni stendono una mano in pace, aperti al vero dialogo e offrono parole di incoraggiamento e buoni consigli, mentre altri spendono le loro energie pianificando modi per danneggiare. Non dobbiamo perdere la fiducia nella possibilità di un terreno comune con altre culture e nazioni. Ma chi, come Giobbe rimane in silenzio? Giobbe presenta una sfida morale: la neutralità di fronte al genocidio è una posizione moralmente difendibile? Giobbe non è un personaggio anonimo, è simbolo di silenzio e sofferenza. Per il suo ruolo come consigliere del faraone Giobbe viene descritto come grande uomo perchè incapace di fare del male. Può la grandezza morale essere equiparata alla semplice elusione del male, o il silenzio di fronte al male ci rende partner silenzioso dell’atrocità? Rav Soloveitchik considera la difficile storia della vita di Giobbe alla luce della sua neutralità: era riuscito a ignorare la situazione degli altri, a rimanere in silenzio mentre i bambini ebrei venivano uccisi e un’intera nazione veniva ridotta in schiavitù. Giobbe, e coloro che leggono della sua sofferenza personale, possono essere tentati di mettere in discussione la giustizia di D-o, ma sapendo quello che ora sappiamo, è da meravigliarsi se D-o mette in dubbio la sua rettitudine? Il Libro di Giobbe giunge alla fine quando Giobbe esce dal suo piccolo mondo e prega per gli altri, abbandonando finalmente la sua posizione di neutralità, imparando l’empatia. Quando impariamo a prenderci cura degli altri le nostre vite acquistano un nuovo senso; solo coloro che lavorano per sentire il dolore degli altri ed aiutarli possono conoscere la vera felicità.