Parashat Beshallach: Portare a termine i propri impegni
La Torà ci dice che quando il popolo ebraico si stava preparando a lasciare l’Egitto, Moshè fu coinvolto nella mitzwà di prendere i resti di Yosef per seppellirli in Israele. Il Talmud in Sotà cita un verso dal libro di Giosuè che sembra contraddire il resoconto della Torà; il verso afferma che il popolo ebraico, non Moshè, portò le ossa di Yosef in Israele. Il Talmud risponde a questa contraddizione con un principio: se una persona inizia una mitzwà e un’ altra persona la completa, allora la Torà attribuisce a colui che la completa l’adempimento della mitzwà. C’è un Midrash che sembra contraddire questo concetto. Il Midrash Socher Tov dice che al Re David è attribuito il merito di aver costruito il Tempio come dice nei Salmi, “Mizmor shir chanukat habayt leDavid (una canzone, un salmo dell’inaugurazione del Tempio a David)” anche se David ha solo iniziato l’edificio senza completarlo. Rav Moshe Feinstein risolve questa contraddizione: scrive che se colui che l’ha iniziata non ha completato la mitzwà non per colpa sua ne viene accreditato anche se non l’ha finita. Tuttavia, se sopporta anche il minimo senso di colpa per non aver completato la mitzwà, allora questa viene accreditata a chi la completa. Il Re David non aveva assolutamente alcuna responsabilità per non aver potuto completare l’edificio del Tempio. D-o gli disse che non poteva farlo quindi la costruzione è attribuita a lui. Al contrario Moshè non riuscì a completare la mitzwà di seppellire Yosef perchè non gli fu permesso di entrare in Israele a causa del suo peccato di colpire la roccia. La consapevolezza do Moshè in questo caso è minima e tuttavia è sufficiente a negargli il merito della mitzwà della sepoltura di Yosef.
Lo stesso è sicuramente vero per le situazioni nelle nostre vite quando abbiamo l’opportunità di completare una mitzwà ma non riusciamo a farlo a causa della nostra mancanza di persistenza.. Questo si applica anche all’apprendimento: quando inizia un nuovo corso ci sono spesso un gran numero di persone presenti ma con il passare delle settimane gradatamente ne vengono sempre meno. Il Chafetz Chaim scrisse la grande opera delle legge ebraica, Mishnà Berurà, nel corso di 25 anni: durante questo periodo subì molte tribolazioni che ostacolarono la stesura del libro. La stragrande maggioranza delle persone avrebbe capitolato sotto tali travagli, vedendoli come un segno che questa impresa non avrebbe avuto successo. Tuttavia il Chafetz Chaim si rese conto di tutte le sfide che impedivano che la Mishnà Berurà fosse scritta. Di conseguenza persistette e riuscì a scrivere uno dei libri più importanti degli ultimi cento anni. Poteva persistere perchè riconosceva l’importanza vitale di quello che che stava cercando di fare. Ciò gli ha permesso di superare tutte le sfide e completare la sua opera.
Questo ci fornisce un’idea di come riuscire nei nostri impegni: se possiamo rimanere concentrati sul significato di ciò che stiamo cercando di fare avremo più possibilità di persistere e di riuscire nelle nostre intenzioni anche se con il tempo è difficile mantenere un altro livello di ispirazione e non siamo in grado di persistere. Rav Chaim Shmuelevitz affronta questo problema. Discute il caso di Palti ben Layish. David sposò la figlia di Re Shaul ma Shaul credette che il matrimonio non fosse valido e diede la figlia, Michal, in sposa a Palti. Palti sospettava che il matrimonio fosse valido e quindi si impegnò a non toccare Michal. Proprio all’inizio del loro matrimonio Palti infilò una spada tra di loro e disse che chiunque avrebbe agito in modo improprio avrebbe dovuto essere colpito dalla spada. Rav Shmuelevitz chiede, cosa ha realizzato esattamente Palti con questo atto? Se la sua inclinazione lo vinceva, come avrebbe potuto fermarlo la spada? Era stato lui a mettere la spada e poteva rimuoverla ogni volta che voleva. Rav Shmuelevitz spiega che all’inizio di questo episodio Palti riconobbe quanto sarebbe stato terribile comportarsi scorrettamente tuttavia temeva che nel corso del tempo questa chiarezza si sarebbe indebolita e avrebbe potuto cadere nella tentazione dello yetzer hara (inclinazione negativa). Per evitare che questo accadesse, nel momento stesso dell’ispirazione infilò una spada in mezzo in modo che servisse a ricordare il potere delle sue convinzioni iniziali.
Nelle nostre vite abbiamo momenti di ispirazione in cui raggiungiamo un maggiore senso di consapevolezza su una questione importante. Ma l’ispirazione con il passare del tempo spesso svanisce. Un modo per mantenere questa ispirazione è fare subito un atto concreto, come Palti, nell’intento di aiutarci a mantenere lo slancio iniziale. Possa essere questa consapevolezza l’inizio di una serie di impegni nel compimento delle mitzwot.