Parashat haShavua – Vayelekh
Dopo una lunga ammonizione riguardo alle conseguenze del non seguire la Torà, Moshè rassicura il popolo che nonostante l’apparente difficoltà nell’apprendere e mantenere la Torà, questo obiettivo è in realtà facilmente raggiungibile. “Poichè questa mitzvà che ti comando oggi, non è nascosta da te e non è distante, non è nei cieli, [per te] per dire: ‘Chi può ascendere al cielo per noi e prenderlo per noi e farci sentire, così che possiamo eseguirlo? ‘ Né è al di là del mare, [per te] dire: ‘Chi può attraversare l’altra parte del mare per noi e portarlo per noi, e farci sentire, così che possiamo eseguirlo?’ Piuttosto, la materia è molto vicina a te, nella tua bocca e nel tuo cuore, per eseguirla”. Rashi spiega che questi versetti si riferiscono all’intera Torà. Sulle parole, “non è nei Cieli”, osserva la Ghemarà, che se fosse nei Cieli, allora dovremmo andare lassù per impararla. E sulle parole “né sul mare”, la Ghemarà sottolinea che se fosse al di là del mare, dovremmo attraversare il mare per impararla. Apprendiamo da una Ghemarà di Yomà che gli ostacoli che ci bloccano nell’ apprendere la Torà non sono insormontabili. La Ghemarà dice che nel mondo a venire ci verrà chiesto del nostro studio della Torà e anticipa una serie di scuse usate per giustificare il fallimento nell’apprendimento. Uno potrebbe affermare di essere troppo povero e per questo non aver potuto studiare in quanto doveva passare tutto il suo tempo a cercare di guadagnarsi da vivere. Uno potrebbe obiettare che era troppo ricco e che era troppo distratto dai suoi affari per imparare e dal momento che ha sostenuto la Torà con i suoi soldi, era esentato dallo studio. Un terzo, potrebbe affermare di essere troppo bello per poter evitare lo yetser hara (inclinazione negativa) dell’immoralità. La Ghemarà fornisce quindi esempi di persone che hanno affrontato le prove più difficili ma sono riuscite a studiare e osservare la Torà. Hillel era un uomo estremamente povero e non poteva permettersi di pagare la quota d’ingresso al Beit Hamidrash, eppure fece di tutto per cercare di imparare. Rabbì Elazar era estremamente ricco e ha affrontato una tremenda pressione per concentrarsi sulle sue attività, ma ha preferito concentrarsi sul suo apprendimento. Giuseppe era eccezionalmente bello e affrontò grandi prove nell’immoralità, tuttavia seppe resistere alla tentazione. Questa Ghemarà ci insegna che nessuno può sostenere che è stato impossibile per lui imparare o osservare la Torà a causa delle circostanze. Certo, ci sono sfide che devono essere superate, ma con lo sforzo necessario, tutti possono studiare Torà e osservare le mitzvot. Se una persona apprezza il vero valore dell’apprendimento della Torà, allora la posizionerà molto più in alto nella sua lista di priorità e troverà molto più facile superare tutte le barriere e distrazioni che gli impediscono di studiare. Anche in questo consiste il passaggio di testimone da Moshè a Yehoshua. Attraverso l’apprendimento dal proprio maestro si garantisce la continuità.
L’ultima Mishnà nel trattato di Yoma dice: “Rabbi Akiva disse: ‘Sei fortunato, o Israele, di fronte a chi ti purifichi? Chi ti purifica? Tuo Padre in paradiso. Come è scritto: spruzzerò acqua pura su di te e tu sarai pulito, ed è scritto anche ‘il Mikvè di Israele è Hashem.’ Proprio come un Mikvè purifica i contaminati, così il Santo benedetto è Lui, Che purifica Israele”. Sembra che ci siano due diversi tipi di pentimento ed espiazione. Mikvè è quando uno si immerge completamente nell’acqua. Questo si riferisce a una persona che si pente di tutti i suoi peccati e si immerge con Hashem. L’aspersione è quando si bagna solo una parte del corpo. Non si è in grado di attuare il pieno pentimento, ma ci si impegna a diminuire i peccati e aumentare le Mitzvot. In entrmbi i casi si considera di aver fatto Teshuvà. Rabbi Akiva ci sta insegnando: fai del tuo meglio. Anche se non puoi fare il 100 percento di Teshuvà, non arrenderti. Qualsiasi passo che ti avvicini all’Onnipotente è un grande passo, un inizio verso la Teshuvà completa. Inizia a bagnarti, vedrai che poi vorrai che tutto il corpo venga bagnato nel Mikvè. Possiamo noi avere il merito di essere iscritti nel Libro della Vita superando le difficoltà, dedicandoci allo studio della Torà ed essere pieni di mitzvot come i chicchi del melograno. Ketivà vaChatimà Tovà.