Parashàt haShavua – Parashàt Ki Tavò
E sarà, quando entrerai nella terra che il Signore tuo D-o ti dà in eredità, e la possederai e la vivrai. Prenderai le primizie della terra, che porterai dalla terra che il Signore tuo D-o ti dà, le metterai in un cesto e andrai nel luogo nel quale il Signore tuo D-o ha scelto di mettere il Suo nome. (Deut 26: 1-2). La raccolta delle primizie e la loro dedicazione a D-o è chiara. L’inizio di ogni impresa ha unicità, una qualità speciale. La Torà ordina di portare le primizie a Gerusalemme dove serviranno come stimolo all’esperienza religiosa, dove grazie a D-o può essere espressa. Il termine usato per i primi frutti è reshit, che è simile alla parola Bereshit che significa “all’inizio” (la parola iniziale del Libro della Genesi). Rashi commentando il versetto dice che la Torà stessa è Reshit come lo è il popolo di Israele, sono unici e sono quindi collegati. C’è, tuttavia, qualcos’altro chiamato reshit: E quando guardò Amalek, riprese il suo discorso e disse: “Amalek è stato la prima (reshit) delle nazioni, ma il suo fine ultimo sarà quello della perdizione eterna”. (Numeri 24:20). Come può Amalek – antitesi stessa della Torà e di Israele – meritare questa denominazione? L’uso del termine reshit per Amalek fa luce su alcuni insegnamenti e fornisce il collegamento tra la fine della Parashà della scorsa settimana e l’inizio di quella di questa settimana. Questa osservazione che anche Amalek si chiama reshit collega due sezioni della Torà che altrimenti sembrano indipendenti. La giustapposizione tra i versetti ci porta a concludere che deve esserci una relazione più profonda tra l’offerta delle primizie e Amalek la “prima nazione”. Rashi nei suoi commenti a Parshat Ki Tetzè fornisce tre spiegazioni sull’insidia di Amalek: La caratteristica della nazione di Amalek è la sua visione del mondo che D-o non esiste e la vita è tutta una coincidenza. Amalek inquina il mondo ed è fonte di piacere innaturale e illegittimo. Dopo che la spaccatura del mare aveva intimorito le nazioni, solo Amalek non aveva paura. Il popolo di Israele è stato paragonato a un calderone bollente, e Amalek è saltato dentro per raffreddarli. La battaglia contro Amalek è sia una lotta fisica che spirituale. I Bikkurim, le primizie – hanno una qualità intrinseca che consente la sconfitta della filosofia di Amalek. L’individuo che vede il suo prodotto come opera di D-o e dà il giusto ringraziamento respinge la visione del mondo della coincidenza. Subito dopo la dichiarazione alla presentazione delle primizie la Torà continua: In questo giorno il Signore tuo D-o ti ha comandato di attuare questi statuti e giudizi; perciò dovrai attuarli con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima. (Deut 26:16). Rashi spiega il significato del termine “questo giorno” posto in questo contesto: “Ogni giorno dovrebbe essere nuovo per te, come se in quel giorno venissi comandato [data la Torà]. Amalek, nonostante una reputazione meritata, non fu il primo istigatore contro D-o. Questa distinzione appartiene al serpente nel Giardino dell’ Eden. Anche il serpente ha cercato di condurre l’uomo verso un’esistenza senza D-o illudendo l’uomo con il pensiero che potesse essere come D-o e non aveva bisogno di ascoltare la Sua parola. Il serpente e Amalek sono uno. Ognuno di loro conduce una ribellione contro D-o ed è responsabile della diffusione del male e del rifiuto di D-o. All’indomani dell’espulsione dell’uomo dal Giardino dell’Eden, l’uomo dovrà lavorare con il sudore della fronte. Nonostante la vittoria iniziale del serpente e la distanza percepita da D-o, l’uomo è chiamato a trovare D-o attraverso il suo lavoro. Ora possiamo apprezzare il comandamento dei Bikkurim. Quando i figli di Israele entrarono nel paese, così vicini ad adempiere al loro destino, emersero le domande più cruciali: avrebbero seguito l’eredità del serpente, di Amalek? Avrebbero visto i frutti del loro lavoro indipendenti da D-o? Avrebbero portato i frutti a Gerusalemme parte integrante della loro esperienza religiosa? Con l’avvicinarsi di Rosh haShanà, Kippur e dei primi Shalosh Regalim queste domande sono sempre attuali. Siamo stati noi in grado l’anno passato di comprendere e di ringraziare D-o per quanto ci ha dato e per quanto continua a darci? In che modo possiamo migliorare, lavorando su noi stessi, per avvicinarci a D-o e adempiere alle Sue mitzwot, le nostre primizie?